venerdì 17 aprile 2009

LICENZIATO PERCHE' NON ABBASSA LA TESTA


Nell’Italia paralizzata dalla crisi, nell’Italia delle figuracce internazionali di Berlusconi, nell’Italia della grande manifestazione di sabato 4 aprile, nell’Italia di Dante De Angelis, il macchinista licenziato dalle Ferrovie dello Stato solo per aver denunciato mancanze nella sicurezza, in questa Italia succede ancora che un lavoratore possa essere licenziato in tronco per aver espresso le proprie idee al datore di lavoro.
Sono cose che succedevano all’inizio del secolo scorso, quando doveva ancora iniziare la grande stagione sindacale che avrebbe portato al raggiungimento di diritti inalienabili per i lavoratori, come appunto quello di poter parlare liberamente al proprio “padrone” senza aver paura di ritorsioni di sorta, e che invece, ancora oggi, accadono in una delle più grandi e prestigiose aziende italiane.
Nella fattispecie Guerriero Rossi, dipendente presso lo stabilimento Tod’s di Comunanza, Ascoli Piceno, è stato licenziato per aver difeso, con una lettera, “la dignità personale e professionale dei colleghi e delle prerogative sindacali”, come scritto dalle organizzazioni sindacali confederali nel documento contro un atto che viene da loro giudicato “illegittimo in quanto privo di giustificato motivo soggettivo”.
Il linguaggio utilizzato dal lavoratore non può e non deve essere considerato irrispettoso nei confronti di alcuno, ma fa parte della sfera soggettiva di ognuno di noi; in questo caso il dipendente ha solo cercato, attraverso un modo di esprimersi sicuramente aspro, ma comunque sempre ironico e mai minaccioso, di esprimere il proprio rammarico nei confronti del Dott. Della Valle e del comportamento da lui tenuto in occasione di una riunione sindacale.
È una lettera, quella di Rossi Guerriero, da cui traspare la profonda amarezza verso il modo di fare del datore di lavoro, che non tiene conto delle richieste degli operai ma che pretende di risolvere tutti i problemi con un bonus annuale e con le scarpe da acquistare in fabbrica.
Un comportamento che fa tornare alla mente quello dei grandi proprietari terrieri che, durante l’età padronale, pretendevano di migliorare le condizioni di vita dei braccianti, esausti dalle troppe ore di lavoro e dai pochi soldi ricevuti in cambio di esso, con qualche chilo di grano in più durante il raccolto.
Vorremmo però ricordare al Dott. Della Valle che oggi le condizioni dei lavoratori sono mutate, che grandi battaglie sindacali hanno percorso il nostro paese per far sì che tutti, nessuno escluso, possano rivolgersi al proprio “padrone” in un rapporto alla pari, potendo esprimere le proprie convinzioni e le proprie idee senza, per questo, aver paura di essere licenziati.
Il comportamento del proprietario della Tod’s ricorda una concezione autoritaria del passato, dove il contradditorio non era contemplato e dove l’operaio doveva stare zitto a lavorare, togliendosi il cappello quando il padrone passava.
Il Partito dei Comunisti Italiani è vicino a Guerriero Rossi e alle organizzazioni sindacali che stanno portando avanti una dura battaglia per il reintegro del lavoratore, così come è sempre stato vicino a Dante De Angelis, altro operaio ingiustamente licenziato.
Vorremmo che episodi come quello accaduto ad Ascoli Piceno non succedano più, perché in un paese civile la libertà d’espressione è prioritaria per tutti, non solo per i padroni.
Guerriero Rossi non è “pericoloso”, come scritto in una nota diffusa dalla Tod’s; è stato solamente coraggioso e coerente con le proprie idee, quelle che lo hanno portato ad essere componente della RSU dell’Azienda, quelle che provengono dal suo essere lavoratore umile e rispettoso, quelle che provengono dalle sue origini umili, che niente hanno a che fare con l’arroganza dei padroni, ma che non lo fanno retrocedere di un passo di fronte ad un comportamento ritenuto irrispettoso e lesivo della dignità della classe lavoratrice.


Elisa Mariotti, Responsabile Lavoro FGCI

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