
tratto da: WWW.LARINASCITA.ORG
Se a capo c'è un Berlusconi che sembra navigare bene nella tempesta degli scandali, la sua maggioranza traballa, sballottata dagli scossoni che arrivano dai venti del Sud e del Nord
Lombardo chiede fondi, garanzie e politiche per il Sud, altrimenti non si va avanti; Bossi è la Lega tornano quotidianamente ad alzare la testa con le uscite tipiche a cui siamo abituati da tempo. Se due giorni fa è stata la volta del pacifismo, poco credibile, sull'Afghanistan, ora si torna al repertorio “classico” e la Lega ha bloccato in Commissione la mini riforma della scuola firmata Aprea. Ma interessante è il perché di questo stop.La Lega, per conto della deputata Paola Goisis, ha proposto che gli insegnanti debbano sottoporsi ad un test che certifichi la loro puntuale conoscenza «della storia, delle tradizioni e del dialetto della regione in cui intendono insegnare». La Lega punta i piedi, è indignata dal fatto che nel Nord ci siano così tanti insegnanti provenienti dal Sud e dal Centro. Lo spiega Paola Goisis, «non è possibile, infatti, che la maggior parte dei professori che insegna al nord sia meridionale». La deputata Gosis, nell'avanzare un proposta palesemente incostituzionale e datata a prima del 1861, descrive una verità lapalissiana e cioè che in Italia il maggior numero di laureati si registra a Sud e al Centro e pertanto, considerato che i concorsi pubblici per l'insegnamento posso essere fatti da tutti i cittadini aventi titolo, è ovvio che la maggioranza di professori siano di quelle zone. Anzi le scuole del Nord, se non attingessero per il loro organico tra i “professori terroni”, rimarrebbero proprio chiuse. Ma proprio su questo terreno insiste la Lega, secondo la Goisis infatti, non dovrebbero più essere considerati, ai fini del reclutamento degli insegnanti, i titoli di studio perché «non garantiscono un'omogeneità di fondo e spesso risultano comprati». Affermazioni gravi, per certi aspetti anche comiche, ma che vogliono fare della cultura e dei titoli di studio carta straccia, l'importante è avere sangue padano.Ovviamente la proposta leghista ha scatenato polemiche e reazioni, non solo tra l'opposizione ma anche tra la stessa maggioranza, tanto da richiedere l'intervento del saggio presidente Fini che ha assicurato che nell'iter della riforma verranno rispettati «i principi fondamentali della Costituzione». Secondo Piergiorgio Bergonzi, responsabile Scuola del Pdci, «con questo governo è diventato possibile tutto, persino che la Lega pensi di spaccare il Paese attraverso la scuola. Comunque è la politica della Gelmini sulla scuola a dare adito a queste sortite della Lega. La scuola dei dialetti è figlia della scuola dei privilegi».
Lombardo chiede fondi, garanzie e politiche per il Sud, altrimenti non si va avanti; Bossi è la Lega tornano quotidianamente ad alzare la testa con le uscite tipiche a cui siamo abituati da tempo. Se due giorni fa è stata la volta del pacifismo, poco credibile, sull'Afghanistan, ora si torna al repertorio “classico” e la Lega ha bloccato in Commissione la mini riforma della scuola firmata Aprea. Ma interessante è il perché di questo stop.La Lega, per conto della deputata Paola Goisis, ha proposto che gli insegnanti debbano sottoporsi ad un test che certifichi la loro puntuale conoscenza «della storia, delle tradizioni e del dialetto della regione in cui intendono insegnare». La Lega punta i piedi, è indignata dal fatto che nel Nord ci siano così tanti insegnanti provenienti dal Sud e dal Centro. Lo spiega Paola Goisis, «non è possibile, infatti, che la maggior parte dei professori che insegna al nord sia meridionale». La deputata Gosis, nell'avanzare un proposta palesemente incostituzionale e datata a prima del 1861, descrive una verità lapalissiana e cioè che in Italia il maggior numero di laureati si registra a Sud e al Centro e pertanto, considerato che i concorsi pubblici per l'insegnamento posso essere fatti da tutti i cittadini aventi titolo, è ovvio che la maggioranza di professori siano di quelle zone. Anzi le scuole del Nord, se non attingessero per il loro organico tra i “professori terroni”, rimarrebbero proprio chiuse. Ma proprio su questo terreno insiste la Lega, secondo la Goisis infatti, non dovrebbero più essere considerati, ai fini del reclutamento degli insegnanti, i titoli di studio perché «non garantiscono un'omogeneità di fondo e spesso risultano comprati». Affermazioni gravi, per certi aspetti anche comiche, ma che vogliono fare della cultura e dei titoli di studio carta straccia, l'importante è avere sangue padano.Ovviamente la proposta leghista ha scatenato polemiche e reazioni, non solo tra l'opposizione ma anche tra la stessa maggioranza, tanto da richiedere l'intervento del saggio presidente Fini che ha assicurato che nell'iter della riforma verranno rispettati «i principi fondamentali della Costituzione». Secondo Piergiorgio Bergonzi, responsabile Scuola del Pdci, «con questo governo è diventato possibile tutto, persino che la Lega pensi di spaccare il Paese attraverso la scuola. Comunque è la politica della Gelmini sulla scuola a dare adito a queste sortite della Lega. La scuola dei dialetti è figlia della scuola dei privilegi».
Alessandra Valentini
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