La solidarietà è troppo poco, non basta! Della solidarietà i messinesi ne hanno piene le tasche, insieme con tutti gli altri cittadini meridionali. Con la solidarietà non si ricuciono le ferite aperte da una valanga di fango piovuta giù su anni, decenni, di incuria, di opere costruite a ribasso lucrando su materiali e manodopera, di abusivismo, di sfruttamento indebito del territorio. Decenni durante i quali la pianificazione territoriale ha rappresentato un programma di mera spartizione clientelare degli spazi e delle risorse.
Dal Governo nazionale giù fino alle giunte democristiane che regnano in Sicilia e nel messinese, da sempre il territorio è un sacco da svuotare in fretta, in silenzio, e da riempire nuovamente di scarti, rifiuti e monnezza. Con la solidarietà non ritornano in vita i morti ammazzati di una tragedia annunciata che tutti prevedevano ma che nessuno ha voluto evitare.
Il rispetto ci chiedono. Ci fanno davvero sorridere le richieste dei politicanti siculi che in queste ore chiedono il silenzio per rispettare il dolore della tragedia.
Noi siamo sicuri che i morti di Messina, i familiari, gli sfollati, oggi del silenzio e della solidarietà non sanno che farsene. Troppo spesso rispetto e solidarietà arrivano dopo. Il giorno dopo, il minuto dopo le tragedie.
Ai cittadini di Messina noi il rispetto e la solidarietà li abbiamo sempre portati. Come a tutti gli altri cittadini colpiti da disastri che di naturale hanno ben poco e che sono da addebitare esclusivamente allo sfruttamento dei padroni e delle classi dirigenti ipovedenti di questa nostra difficile terra meridionale.
Noi il rispetto e la solidarietà li portiamo da quando lottiamo contro lo sfruttamento indebito delle risorse territoriali, contro l'abusivismo, contro le mafie e le loro speculazioni, per uno sviluppo armonico del territorio che rispetti le peculiarità e valorizzi le caratteristiche della ambiente e consenta un paesaggio abitabile a misura d'uomo. Li portiamo quando ci opponiamo alla costruzione di opere faraoniche, come il fantomatico ponte sullo stretto, che servono semplicemente a ricostruire l'immagine pubblica del regime dei nani e delle ballerine e pagare i voti, tanti voti, di Cosa Nostra e della Ndrangheta, calpestando le popolazioni e il territorio dello Stretto.
Il nostro rispetto e la nostra solidarietà vivono attraverso le braccia e le gambe di migliaia di militanti comunisti, che giorno dopo giorno, nel Sud ed in tutta Italia propongono un'alternativa alla cementificazione ed allo sfruttamento da parte del capitale delle risorse e del lavoro umano.
Il nostro rispetto e la nostra solidarietà oggi sta nel lavoro dei compagni della FGCI di Messina che dal momento esatto della tragedia in avanti non si sono fermati un attimo, recuperando nei locali della Federazione i generi di prima necessità che possono servire alla popolazione colpita dal disastro. Un'opera che vogliamo e dobbiamo continuare, con il contributo di tutta la FGCI nazionale che si stringe idealmente attorno alla popolazione messinese, consapevole che oggi più che mai è necessario uno sforzo collettivo per far comprendere all'Italia intera che una via di sviluppo alternativa è non solo possibile, ma anche necessaria.
E allora è necessario invertire la rotta. Con i fondi previsti per la costruzione del Ponte, che a detta di Impregilo dovrebbe iniziare a gennaio, è necessario prevedere un'opera di messa in sicurezza dei territori a rischio. Dall'Abruzzo allo Stretto di Messina, dalla Campania alle coste pugliesi e calabresi, non è più possibile rimandare.
Ce lo chiedono i morti di Messina, ce lo chiedono i sopravvissuti, ce lo chiede chi è nato oggi e vuole vivere in un Italia diversa, più sicura, più stabile, più equa, dove rispetto e solidarietà non servano più a nessuno.
Stefano Perri
Coordinamento Nazionale FGCI
Coordinatore Regionale FGCI Calabria
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