La protesta dei precari della scuola di questi giorni rivela drammaticamente quale sia la situazione creata da questo governo. Una protesta che si sta caratterizzando per modalità del tutto nuove, esasperata dalle parole gravi e irresponsabili del ministro Gelmini. Una concezione classista e padronale che insulta la dignità delle decine di migliaia di lavoratori della scuola a un passo dal licenziamento. La riforma che si sta concretizzando in questi giorni ha una portata epocale, addirittura peggiore di quella di Gentile sotto il fascismo: una riforma che distrugge, dequalifica, licenzia, elimina, impoverisce e condanna.
Il futuro di giovani, studenti, personale ATA, docenti e ricercatori non è mai stato così attaccato nelle sue fondamenta come da questo governo.
Il punto nodale è che non c’è alcuna volontà di operare vera una riforma del comparto dei saperi - anche solo una riforma di destra, una visione delle cose diversa dalla nostra, ma comunque espressione di una legittima posizione, per quanto non condivisibile.
In realtà si sta solo sistematicamente affossando il comparto scuola-università senza dare alcuna prospettiva diversa, rendendo l’istruzione pubblica ai suoi vari livelli un ricordo antico, e impedendo di fatto che attraverso essa si crei nel futuro cittadino consapevolezza sociale ed emancipazione economica. Per questo crediamo che sui saperi, sulla lotta per una scuola ed un’università di massa e di qualità debba necessariamente declinarsi la nostra proposta radicale di trasformazione della società, respingendo sì la riforma Gelmini, ma rilanciando anche la nostra visione del mondo.
Il workshop sui saperi svoltosi nei giorni scorsi al campeggio unitario FGCI-GC “Alternativa Rebelde“è stato utilissimo a tal proposito, con giovani compagne e compagni che hanno portato un contributo propositivo notevole, declinando una visione alternativa e “classista” del conflitto e specificando come le due organizzazioni giovanili comuniste debbano agire come un soggetto organico in termini di proposte e di idee.
Ma è nell’incontro con le altre realtà giovanili in campo, partitiche, sindacali, semplici collettivi che si dovrà costruire a partire da subito un fronte unico in grado di arginare la barbarie di questo governo.
Per questo non possiamo che ringraziare la partecipazione al workshop delle compagne e dei compagni di UDS-LINK, Rete degli Studenti, UDU, Uniriot e Forum dei Sapei di SEL. Un segnale preciso di aggregazione nella lotta sui contenuti e sulle proposte, a dimostrazione che dinanzi ad un attacco alla democrazia senza precedenti, ai saperi, alla qualità della conoscenza, al diritto allo studio e all’uguaglianza delle condizioni di partenza sia imprescindibile rispondere con un fronte condiviso e compatto, lanciando proposte serie e di cambiamento. Una mobilitazione collettiva, costruita su una piattaforma discussa e ambiziosa, che veda dalla stessa parte della barricata tutte le vittime dello smantellamento in atto, con proposte concrete e non semplici slogan.
Intendiamo mettere a disposizione di questa piattaforma larga e partecipata le proposte che la FGCI ha maturato nella sua attività politica: spostare a diciotto anni l’obbligo scolastico, introduzione di un incentivo fiscale di 200 euro per tutti i figli appartenenti a nuclei famigliari con reddito ISEE inferiore ai 10.000 euro, a patto che i figli proseguano gli studi per tutto il periodo obbligatorio, riforma delle rappresentanze studentesche in modo che esse siano più incisive e funzionali, innalzamento almeno al 5% del Pil delle risorse pubbliche destinate a finanziare l’istruzione insieme alla resa gratuita o semi gratuita di libri di testo e materiale scolastico, lotta per il risanamento dell’edilizia scolastica rispetto alla quale anche questo governo ha miseramente fallito.
Sul fronte universitario diciamo NO ad una università per pochi e gestita dai privati. Vogliamo che la formazione a tutti i livelli resti libera così come la ricerca. Vogliamo che le università ritornino ad essere un luogo di cultura accessibile a tutti senza distinzione di classe, in cui tutti abbiano le stesse possibilità indipendentemente dalla situazione economica, sociale e personale. Accanto a questo chiediamo che siano varate delle vere leggi sul diritto allo studio e che siano stanziati fondi per case dello studente, mense universitarie, rimborsi per libri e che accanto ad ogni polo universitario sia creata una rete di servizi e soprattutto una rete di trasporti tale da rendere gli atenei e le città universitarie più a dimensione di studente. Le risorse, ovviamente, devono essere distribuite secondo un criterio complessivo legato al reddito.
Riteniamo che la rappresentanza studentesca debba essere ripensata in modo da poter rendere lo studente più incisivo in merito alla didattica e all’organizzazione degli atenei.
Crediamo che una sana ed incisiva rappresentanza studentesca possa anche arginare il fenomeno dello strapotere dei così detti “baroni”.
Crediamo che lo studente debba essere la figura centrale e più importante nel sistema universitario e riteniamo che questo dovrebbe essere il cuore delle politiche universitarie del governo, mentre troppo spesso il suo ruolo è relegato a quello di semplice spettatore-utente senza la possibilità né il diritto di poter esprimere un parere in merito a politiche che lo interessano in prima battuta.
Ma le proposte e l’idea alternativa che noi abbiamo sul tema dei saperi e che intendiamo ancorare alla società non può che tenere presente anche di un’altra componente, quella di tutti i lavoratori della conoscenza.
Lavoratori che a causa di questa ignobile riforma vedono il proprio futuro tragicamente a rischio. La solidarietà non basta, e non è peraltro tra i compiti di un’organizzazione giovanile.
Ma riteniamo, con convinzione che la lotta per un sistema dell’istruzione migliore passi imprescindibilmente attraverso un miglioramento effettivo e strutturale delle condizioni di docenti, personale ATA, ricercatori e precari. E tutto ciò non si realizza certo attraverso licenziamenti ma aumentando la spesa, attraverso un impiego necessario delle risorse pubbliche.
Questo perché ci sono settori dello Stato, in un mondo ancorato ai concetti di efficienza ed economicità, sui quali non è possibile applicare un’impostazione aziendale, fatta da utili e ricavi: il settore dei saperi è uno di questi, l’investimento senza “ritorni” immediati, con aumenti di risorse per scuola, università e ricerca, è fondamentale per una società ricca culturalmente e libera economicamente.
Il nostro obiettivo è chiaro e l’analisi del contesto in cui ci troviamo a combattere lo è altrettanto. Ora, dopo l'analisi, non possiamo più rinviare l’azione, che passa attraverso un soggetto politico forte, giovanile e generazionale, che sappia essere canalizzatore delle lotte, ma soprattutto sia in grado di unire ad una dinamica di difesa delle conquiste sociali di studenti e operai nei decenni passati, il rilancio di una visione nuova e nostra, di questa generazione, del contesto sociale nel quale siamo destinati a vivere e ad esprimere le nostra personalità e capacità.
Il nostro essere comunisti si declina in un modo molto preciso: costruire le condizioni materiali per cambiare l’esistente, realizzare una società migliore. Il percorso unitario e condiviso con i Giovani Comunisti risponde a questa elementare esigenza.
Siamo la generazione che per prima invidierà le condizioni di vita di quelle che ci hanno preceduto; non possiamo accettare passivamente questa condizione, che è figlia di un vero e proprio furto ai nostri danni. Da questo assunto lanciamo la nostra sfida a chi pensa che questo disegno di egoismo sociale chiamato riforma veda i giovani di questo paese proni alla distruzione del proprio futuro.
Questo governo cadrà, le sue riforme non passeranno, la democrazia sarà ampliata e non mortificata e i saperi torneranno ad essere un patrimonio accessibile a tutti.
Gian Piero Cesario - Responsabile Nazionale Scuola FGCI
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