mercoledì 8 giugno 2011

REPORT SUI WORKSHOP DI RIBALTA

Report del workshop sul lavoro.
Comprendere e analizzare il cambiamento nel mondo del lavoro è comprendere il mutamento del sistema di produzione, con una prospettiva di classe, partendo dagli interessi di chi subisce i meccanismi del sistema, dovendo sottostare a ricatti sempre più forti e evidenti.
Considerare centrale la questione del lavoro (a livello di analisi e di proposta) permette di assumere pratiche politiche capaci di guardare al medio e lungo periodo, rompendo quel meccanismo di isolamento delle lotte per cui ogni giorno si rincorre la singola vertenza perdendo di vista una prospettiva strategica complessiva. La scarsa presenza di giovani lavoratori nell’ambito dell’associazione non deve condurre ad una banalizzazione della questione del lavoro.
“Unire le lotte” non può essere solo uno slogan e partendo dalle esperienze passate (compresa la recente Uniti contro la crisi) occorre comprendere le criticità che ad oggi hanno impedito un organico e strutturato lavoro di coordinamento delle lotte (da quelle studentesche al mondo della ricerca, dalla Fiom ai lavoratori del trasporto pubblico).
Occorre offrire sponda politica ai giovani lavoratori e agli inoccupati, recuperando anche un rapporto virtuoso con i sindacati, senza entrare, come accaduto in passato, in logiche “concorrenziali” che hanno talvolta portato a scaricare sulla CGIL le carenze dei soggetti politici.
La proposta politica dell’associazione, considerato l’interlocutore sociale a cui Alternativa Ribelle si rivolge, deve partire dalla ricerca di risposte alle nuove forme di sfruttamento che colpiscono le nuove generazioni, condannate ad un futuro di disoccupazione e insicurezza. In questo contesto dobbiamo partire dalla precarietà, come strumento cardine di questo sistema.
L’attività di Alternativa Ribelle nell’ambito del lavoro può essere sviluppata nei prossimi mesi intorno a quattro proposte..
1. Referendum abrogativo della Legge 30: costruzione di una campagna politica capace di partire dalle singole normative per mettere in discussione i nuovi sistemi di sfruttamento del Paese.
2. Sportelli di informazione e assistenza: attraverso i nodi locali dell’associazione attivare punti di supporto nei confronti dei giovani precari, dei disoccupati, dei lavoratori e delle lavoratrici colpiti dalla crisi.
3. Salario minimo garantito: campagna caratterizzante rispetto a una proposta capace di guardare a tutte le categorie e utile per l’unione delle singole istanze dei precari, altrimenti spesso in difficoltà a individuare elementi unificanti.
4. Costruzione di momenti seminariali di studio e formazione: anche ricercando la collaborazione dei sindacati (a partire dalla CGIL) e di economisti, giuslavoristi e altre personalità competenti in materia, al fine di approfondire la conoscenza delle nuove forme di lavoro e di produzione e di elaborare una proposta politica complessiva all’altezza della realtà che abbiamo di fronte.



Report del workshop sui saperi.
L’autunno appena passato è stato segnato da due grandi eventi in contrapposizione, la legge Gelmini e l’ opposizione ad essa e Alternativa Ribelle in qualche modo ne è figlia.
L’anno passato è stato forse il più buio della nostra fragile democrazia in termini di leggi approvate e di politica di palazzo praticata, ma anche l’anno del ritorno prorompente di un movimento studentesco nuovo eppure consapevole, che ha saputo essere credibile e contemporaneamente incredibile, sapendosi distinguere nelle forme e nei metodi di lotta politica così come nei rapporti con le altre forze politiche, sociali e sindacali in lotta; che ha dialogato con un ampio pezzo di società “controcorrente” e che ha prodotto la più grande opposizione sociale dell’ultimo decennio (dai tempi dell’articolo 18).
Nonostante tutto non è riuscito a bloccare la micidiale Riforma Gelmini. Sappiamo tutte e tutti cosa sia quella legge, gli interessi confindustriali e di classe che tutela e impone: la distruzione sistematica di una società fondata sulla conoscenza e sui saperi, l’azzeramento della ricerca di base e l’asservimento a logiche privatistiche di quella avanzata, lo smantellamento della scuola pubblica e allo stesso tempo l’archiviazione sostanziale del principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione. Con essa si porta a compimento l’effettiva privatizzazione e gestione privatistica di scuole e università attraverso la possibilità di trasformarsi in enti di diritto privato ed attraverso la riforma delle governance.
Contro tutto questo ma soprattutto contro le attuali condizioni di incertezza e precarietà di una intera generazione, il mondo della conoscenza ha gridato le sue ragioni da ogni tetto di facoltà o aula di scuola, in ogni piazza d’ Italia. Il movimento, proponendo soluzioni credibili, ha allargato il campo della rivolta coinvolgendo quei soggetti politici, sociali e sindacali che una parte non lungimirante dell’ Onda del 2008 aveva tenuto distanti in nome di un’identità studentista che poi le fu fatale. Inoltre ha saputo intrecciare alle proprie istanze la lotta degli operai FIAT al fianco della FIOM e dei sindacati di base, la battaglia in difesa dei beni comuni e la più ampia mobilitazione contro il Governo delle destre. Il movimento, non trovando seri interlocutori tra le forze di opposizione in parlamento, ha colto l’inadeguatezza dell’attuale opposizione parlamentare anticipando quella voglia di cambiamento che si è concretizzata nelle ultime elezioni amministrative. Infatti alla lotta di studentesse e studenti si è legata una battaglia molto più profonda e generale, quella per un cambiamento radicale della società e del concetto di lavoro in questo paese, dove precarietà significa di fatto schiavismo moderno, zero possibilità di futuro e impossibilità di determinare in alcun modo e liberamente le proprie esistenze. Il sapere pubblico negato unito ad un mercato del lavoro che mantiene costantemente ai margini i precari da una possibile stabilità hanno rivestito le due tematiche principali di una lotta studentesca che è velocemente divenuta una lotta sociale generalizzata.

Noi siamo stati parte integrante di questo movimento portando al suo interno un contributo non solo in termini di idee e di proposte, ma anche in termini organizzativi, e lo abbiamo fatto in tutto il Paese ma in particolar modo nelle facoltà, nelle scuole e in quei territori, spesso periferici, che non raggiungono l’attenzione nazionale ma che contribuiscono in maniera rilevante alla crescita della mobilitazione.
Il tema è stato e rimane questo, unire le lotte nel nome di una conflittualità non fine a se stessa ma capace di costruire un’alternativa possibile a un mondo impossibile e insostenibile, quello dei precari senza futuro e degli ignoranti asserviti in quanto addomesticati. Il movimento studentesco, le lotte dei precari di tutto il mondo della conoscenza e dei ricercatori, l’unione con le istanze giuste degli operai della Fiom, l’asse strategico con le anime sindacali più sensibili (non solo all’interno della Cgil) ci testimoniano che un’opposizione sociale è possibile.
Alternativa Ribelle si pone il tema della discussione e del confronto continuo con queste forze sociali mantenendo la propria specificità, proponendo una sinergia di intenti avanzando idee nuove, analizzando quello che è oggi il mondo della conoscenza per un suo cambiamento dal basso e partecipato, anche attraverso la redazione di una proposta di legge di iniziativa popolare.
Pensiamo che la nascita di questo strumento associativo, radicato e da radicare all’interno dei conflitti, pur non volendo essere l’ennesimo soggetto studentesco, costituisca un’occasione preziosa di recepire e allo stesso tempo interagire con le voci alternative di cambiamento raccordando istanze studentesche a rivendicazioni politiche più ampie.
Chiediamo un’ istruzione di qualità per tutte e tutti, politiche che estendano l’accessibilità all’istruzione piuttosto che chiuderla, maggiore democraticità nella trasmissione del sapere, la creazione di un efficace sistema di welfare studentesco, il potenziamento della ricerca pubblica di base quanto di quella avanzata, un piano strutturale di edilizia scolastica finanziato con i fondi della difesa per gli armamenti e le risorse reperite dall’evasione fiscale, una scuola che educhi ai valori dell’antifascismo, una lotta concreta e seria al fenomeno, sempre più dilagante, della dispersione scolastica, l’estensione dell’obbligo scolastico fino alla maggiore età, la de-precarizzazione del mondo del lavoro e la realizzazione di politiche atte a creare occasioni occupazionali che rispondano alle ambizioni di chi ha ultimato, con numerosi sacrifici, i percorsi di studio, una società fondata sulla conoscenza e non su un’economia di mercato dimostratasi fatale agli occhi di tutto il mondo. È su questi temi e su queste rivendicazioni che intendiamo fondare la nostra identità, costruendo campagne nodo per nodo, in ogni territorio.

Alternativa Ribelle costituisce l’ottica di una generazione schiacciata dalla crisi, un mezzo di attuazione del mondo che vogliamo, uno strumento e non un fine, una possibilità che può aprire orizzonti di lotta nuovi e meglio strutturati per il cambiamento radicale della società nella quale viviamo.
Questa la grande occasione che la nostra generazione può avere, questa la grande occasione che non vogliamo farci scappare.



Report del workshop "pace bene comune"
Nel workshop “pace bene comune” si è sviluppata la discussione attorno alle tematiche internazionali e all’analisi del contesto mondiale in evoluzione. Il tema centrale è stato quello del rapporto tra le nuove economie emergenti, lo sviluppo delle aree geografiche che vivono oggi un processo politico autonomo e di indipendenza rispetto alle forze imperialiste. In questo contesto, la progressiva diminuzione del ruolo geopolitico degli Stati imperialisti è la causa principale dell’apertura di nuovi scenari di guerra.
È questo il nucleo teorico su cui la discussione si è sviluppata. Ilpunto cruciale è stata l’analisi della guerra imperialista in Libia.
Condanniamo fortemente l’intervento militare promosso da U.S.A., Francia e GB e riaffermiamo come principio cardine delle relazioni internazionali la salvaguardia dell’indipendenza e l’integrità nazionale degli Stati nonché il diritto di ogni popolo ad autodeterminarsi. In questo senso condanniamo la posizione politica dell’Italia, frutto di un accordo trasversale al quadro politico, in contrasto con l’articolo 11 della carta costituzionale; valutiamo negativamente la copertura che l’ONU, con la risoluzione 1973, ha fornito all’intervento militare, contravvenendo ai principi della sua stessa Carta.
Rigettiamo completamente la retorica della guerra umanitaria che si traduce nella logica del “2 pesi 2 misure” e che volentieri si accompagna ad una propaganda di guerra volta a preparare l’opinione pubblica anche ad un possibile intervento di terra.
Non dimentichiamo inoltre che sono tuttora in corso altri conflitti armati di carattere imperialista che mettono a rischio la pace a livello globale: il pantano dell’Iraq, il disastro in Afghanistan. Queste guerre sono originate dal declino della potenza statunitense colpita dalla crisi e impegnata quindi a difendere il suo primato con la superiorità militare. Il governo italiano ne è corresponsabile, impegnando tra l’altro miliardi di euro in spese militari e missioni all’estero, fondi che potrebbero essere invece destinati all’educazione e allo Stato sociale.
L’instabilità del quadro mediorientale e,in particolare,la politica estera di Israele continuano ad essere l’ostacolo principale allo sviluppo e all’autodeterminazione dei popoli dell’area mediorientale e di riflesso di buona parte del mondo arabo.
Alternativa Ribelle si impegnerà a ricostruire nel nostro Paese un grande movimento per la pace, popolare e in grado di incidere fortemente sul senso comune, cercando di far vivere al suo interno posizioni anti-imperialiste,  per l’uscita dalla Nato  e per la chiusura delle basi militari straniere sul territorio nazionale.
Dentro il dibattito collettivo è maturata l’analisi attorno all’odierna situazione dell’UE. L’instabilità del governo di una moneta senza Stato, la costruzione delle istituzioni comunitarie imperniata attorno agli interessi economici, la rottura dell’asse franco-tedesco caposaldo dell’UE dalla sua costituzione, meritano una riflessione che sia in grado di elaborare una critica da sinistra dell’UE e proporre un modello alternativo di integrazione europea. Tale risposta deve nascere da una ricomposizione del dibattito che interessa le forze comuniste e che sia in grado di coinvolgere le forze di sinistra e anticapitaliste di tutta l’Europa, non solo dei paesi UE.
Crediamo che le politiche neoliberiste dell’UE, sommate ai danni prodotti dalla crisi economica ancora in corso, abbiano causato nuove forme di povertà e marginalità sociale e quindi scatenato, in forme spesso inedite, le mobilitazioni di lavoratori, studenti e precari nei Paesi che le speculazioni internazionali hanno reso i più deboli e attaccabili dell’Unione.
Alternativa Ribelle sostiene le rivendicazioni avanzate in Grecia, Spagna, Islanda e con modalità e intensità differenti anche in Gran Bretagna, Portogallo, Francia e nella stessa Italia. Pensiamo che dentro questo conflitto e nelle rivendicazioni da questo avanzano stia una parte importante della necessità di individuare una via d’uscita dal sistema capitalista causa della crisi.
Il dibattito ha ragionato anche del ruolo sempre maggiore che le potenze del BRICS svolgono nel contesto geopolitico sottolineando positivamente la costituzione di un quadro multipolare, dentro il quale anche il ruolo dell’America Latina (e al suo interno di Cuba, che mantiene per noi il ruolo politico e simbolico che abbiamo sempre riconosciuto) ha acquistato una centralità determinante. È emersa la necessità di capire la reale natura dei processi che interessano i paesi del BRICS e di approfondire il ruolo che all’interno di essi giocano i partiti comunisti.
Per le ragioni che costituiscono le ossa e la carne del nostro progetto l’associazione “Alternativa Ribelle” si impegna in una forte attività internazionale volta alla costruzione di un vasto raggio di relazioni (tanto al livello delle giovanili comuniste quanto al livello delle giovanili della sinistra anticapitalista europea) e ad un lavoro pervicace nella società affinché si costituisca un senso comune che si ponga come barriera ad ogni atto di guerra mosso da un paese ad uno stato sovrano.

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