mercoledì 25 novembre 2009

“eppur si muove”

Intervista al segretario dei Comunisti Italiani. Oliviero Diliberto


pubblicata sulla " Rinascita della Sinistra"




Leggi ad personam che paralizzano la vita di un paese affogato in una crisi istituzionale senza precedenti, scontro nella maggioranza di centrodestra, la fine della separazione dei poteri con i continui tentativi di mettere la giustizia sotto controllo dell’esecutivo per garantire l’impunità a Berlusconi. Il tutto in una crisi economica gigantesca, con un precariato dilagante e l’inerzia del governo che taglia i fondi alla ricerca. Il segretario del Pdci Oliviero Diliberto parla a tutto campo, anche di Bersani, PD ed elezioni regionali. Scandisce bene le parole, pondera le frasi come si usa fare nei momenti difficili. Ed è un momento difficile per l’Italia, per l’opposizione e per i comunisti. “Serve una grande mobilitazione” sottolinea Diliberto. “Ben venga la manifestazione del 5 dicembre, noi saremo in piazza, come lo siamo stati con i lavoratori e con il mondo della scuola; ma occorre andare avanti con la costruzione della federazione della sinistra”. Il concetto è chiaro: serve più forza a sinistra, per riportare il conflitto nelle istituzioni e per mantenere aperta in Italia, in modo aperto e proiettata verso il futuro, la questione comunista.

D - Partiamo dalla giustizia, ancora una volta i problemi personali del premier si scaricano sul Paese e trascinano l’agenda politica.
Diliberto - a me sembra evidente che l’Italia è ormai piombata in una crisi che ha tanti aspetti, due in particolare: quella economica e quella istituzionale che è gravissima. Il Parlamento è stato privato dei suoi poteri. Il presidente della Camera Fini ha chiuso Montecitorio per una settimana in polemica contro il governo. Non era mai accaduta una cosa del genere, un segno chiaro di protesta verso Il ministro dell’economia che non dava copertura ai progetti di legge parlamentari. Vi è uno scontro senza fine nel centrodestra, che dovrebbe smetterla di occuparsi dei problemi giudiziari di Berlusconi e occuparsi del Paese, della crisi economica e dei problemi di tutti i cittadini. Se questa maggioranza non è in grado di governare (male), vada a casa e si torni a votare. Subito. Noi siamo pronti.
Vi è, invece, un attacco continuo alla Costituzione. È saltata la divisione tradizionale dei poteri. Questa crisi istituzionale si accompagna ad una evidente questione di carattere morale clamorosa. Veniamo tutti chiamati, sia fuori che dentro il Parlamento, ad occuparci delle questioni giudiziarie del premier. Quello che abbiamo davanti è un quadro desolante dove si è smarrito il senso della politica intesa con la P maiuscola. La politica in Italia ormai coincide con le vicende personali di Berlusconi. Assistiamo al tentativo continuo di varare delle leggi che impediscono che il premier venga processato, leggi incostituzionali, come si è visto con il lodo Alfano e come chiaramente si vede per il cosiddetto “processo breve” anch’esso palesemente al di fuori della carta fondamentale.
In questo modo rischiamo tutti di diventare incapaci ad affrontare la vera crisi che esiste in Italia: la crisi economica. Il governo prima ha detto che non esisteva, poi ha detto che è stata superata. In realtà basta chiedere ad un normale cittadino per rendersi conto che la crisi c’è ed è devastante. Si sono persi un milione e mezzo di posti di lavoro e questo dato riguarda solo i contratti a tempo indeterminato perché i precari non rientrano nel calcolo. Per loro basta non rinnovare il contratto e così diventano invisibili.
Di fronte a questa crisi il governo non ha praticato alcuna misura proprio perché impegnato a fare tutt’altro.

D - Con questa ennesima legge “taglia processi” si manifesta il paradosso fra la propaganda del governo sui temi della sicurezza e scelte legislative che vanno in direzione opposta, Il tutto mentre lo stato della giustizia penale e civile, per i normali cittadini di cui parlavi prima, è disastroso.
Diliberto – E’ una delle tante contraddizioni di questo governo che ha vinto agitando il tema della sicurezza dopodichè un po’ di giorni fa i poliziotti di tutta Italia si sono dati appuntamento a Roma. Erano in venticinquemila, una manifestazione enorme, per protestare contro i tagli del governo al loro comparto. Addirittura lo stesso ministro dell’Interno è stato costretto a protestare contro le sforbiciate al suo dicastero.
Con questo nuovo provvedimento ad personam semplicemente non si faranno più i processi. Far arrivare un qualunque criminale a sentenza diventa una specie di corsa ad ostacoli, con l’aggravante che se sei uno sfigato, un tossicodipendente o un extracomunitario, ti si può fare qualunque cosa, mentre i reati dei cosiddetti colletti bianchi vengono derubricati; ormai non sono nemmeno più reati. Una cosa che grida vendetta. Di fronte a questo sfacelo la visibilità dell'Italia ha raggiunto il punto più basso mai visto prima, basta guardare come i governanti degli altri paesi industrializzati si vergognano a stare vicino a Berlusconi. Per questo serve una grande mobilitazione.

D - La CGIL ha promosso iniziative in tutto il paese sulla crisi economica conclusesi con un grande corteo a Roma. L’esecutivo, invece, sembra fare il gioco delle tre carte per nascondere i fatti.
Diliberto - Alla manifestazione della Cgil noi c’eravamo. I numeri affermano che fra poco finiranno i soldi per la cassa integrazione. E, tuttavia, per avere un’idea del modo inconcludente con cui il governo affronta la situazione basti pensare all’ennesimo pesante taglio ai fondi per l’università e la ricerca. Un paese che non investe sulla ricerca è un paese che non ha futuro. Sono molto preoccupato, e lo dico da dirigente politico ma anche da lavoratore dell’università. Le giovani generazioni in questo modo vengono escluse dall’università. Quelli che se lo possono permettere non andranno all’estero solo per lavorare ma anche per compiere studi universitari, generando così un’ulteriore discriminazione di classe.

D - Possiamo dire che, in tutti i campi, la precarietà è diventata la regola?
Diliberto – Nel campo della scuola abbiamo avuto provvedimenti inutili e iniqui, il taglio dei precari nell’istruzione è solo una delle facce di questa situazione. La precarizzaizone diffusa del mondo del lavoro è diventata la norma in questo quadro politico e sociale che diventa sempre più desolante. Ormai il lavoro precario è la norma mentre ad essere eccezione è il rapporto a tempo indeterminato. Il contrario di come dovrebbe essere.

D – Quando parlavi di mobilitazione ti riferivi anche all’appuntamento del 5 dicembre a Roma per il “no Berlusconi day”?.
Diliberto - questa scadenza del 5 è nata attraverso i tam tam del web, ad essa hanno aderito l’Italia dei Valori e la nascente Federazione della sinistra, sostanzialmente noi Comunisti italiani e Rifondazione. Ritengo importante parteciparvi. Trovo strano e bizzarro che il PD non aderisca. Penso che qualunque iniziativa che miri ad assestare un colpo al governo Berlusconi vada considerata cosa buona e giusta. Noi ci saremo.

D- Bersani è il nuovo segretario del Partito Democratico. Su di lui vi erano aspettative e perplessità. Qual è tua opinione dopo le sue prime mosse?
Diliberto - Bersani ha dato una risposta positiva rispetto al tema della autosufficienza del Partito Democratico, questo è un netto cambiamento di rotta rispetto a Veltroni e lo giudico in modo positivo. Nel merito, tuttavia, Bersani è un liberalizzatore, che da noi significa un privatizzatore. Vedo differenze davvero sensibili, non a caso ha scelto Enrico Letta come suo vice, sul piano delle politiche economiche esprime una visione nettamente neoliberista. In ogni caso distinguerei i due profili, uno è quello che guarda ad una sorta di largo CLN, dove si incontrano tutti quelli che si oppongono alla deriva autoritaria e reazionaria che c’è in Italia e dove il punto di discrimine è quello del rispetto per la Costituzione. L’altro punto riguarda la possibilità di costruire alleanze di governo che al momento vedo molto difficili. Lo verificheremo nel confronto programmatico, naturalmente, ma allo stato dei fatti vedo in salita l’idea di costruire un’alleanza organica che si presenti come un’alternativa di governo che metta tutti insieme. Questi due aspetti vanno tenuti distinti.

D - Il confronto programmatico riguarda anche le prossime elezioni regionali?
R - Direi che certamente vale anche per le regionali. Le elezioni di primavera costituiscono un banco di prova con questo che governo che si trova in piena bufera; il percorso e l’esito delle elezioni regionali non sono affatto neutri rispetto agli scenari della politica. L'idea di sconfiggere la destra nel maggior numero di regioni non è tema secondario. Naturalmente è tutto ancora da stabilire, saranno i nostri gruppi dirigenti territoriali che decideranno se ci sono o meno le condizioni per fare alleanze di governo nelle rispettive regioni.

D – La costruzione della federazione della sinistra non sta procedendo con la velocità che molti si aspettavano, concordi?
R - Io direi che non va avanti con la velocità che sarebbe necessaria. Noi abbiamo proposto a Rifondazione la riunificazione dei due partiti, trovo insensato che in Italia ci siano due partiti comunisti dopo quello che è accaduto dal 2008 ad oggi. Il PRC ha detto no, si sono assunti una responsabilità, ma la loro è una posizione politica legittima.
La federazione è dunque una tappa, non un punto di arrivo. Essa rappresenta la condizione minima necessaria per avere più forza politica, per tornare nelle istituzioni - dove occorre riportare il conflitto - e per mantenere intatta in Italia, in modo vivo ed aperto verso il futuro, la questione comunista.

D – Come valuti la presenza nella federazione di pezzi di mondo sindacale e un eventuale dialogo con settori di Sinistra e Libertà che non sembrano voler seguire quella esperienza?.
R - Sinceramente non vedo molto la possibilità di incontrare Sinistra e Libertà per il semplice motivo che dovrebbero accettare di tornare sotto la falce e martello che è, e sarà, il simbolo della federazione. Tutti coloro che, invece, vorranno unirsi sotto quel simbolo sono benvenuti, noi dobbiamo essere inclusivi non esclusivi. L’idea di mettersi a fare l’esame del sangue è quantomeno stravagante in un momento in cui serve assolutamente ricomporre le forze.
Se dovessi descrivere la federazione in questo momento userei le parole di un grande del passato: “eppur si muove”.




Nessun commento:

Posta un commento