sabato 14 marzo 2009

ALCUNE OSSERVAZIONI SULLA SANITA’ IN ABRUZZO

Considerazioni preliminari
Impossibile una valutazione che non parta da due considerazioni preliminari:
A) la CAUSA del formarsi dell’enorme debito accusato dalla sanità delle nostra Regione;
B) l’ANALISI delle cose che non vanno.

A) Noi riteniamo che il debito accumulato nel corso di questi anni, ed in costante aumento, riconosca cause diverse tra cui :

1) preponderante è il peso della sanità privata, non tanto e non solo per la sua incidenza sui costi complessivi della sanità, ma soprattutto per la totale anarchia nel settore che ha consentito che la gran parte delle prestazioni “acquistate” dai privati possono essere considerate “improprie” e non “complementari”, bensì prestazioni ordinarie, di scarsa qualità e di basso impegno, che quindi incidono solo, aumentando l’offerta, sulla moltiplicazione delle richieste e sull’aumento della spesa, anziché agire sul miglioramento della qualità complessiva dell’assistenza sanitaria.
Va detto inoltre che vi è una palese discrasia tra quanto è scritto nelle leggi regionali e nei piani e quanto avviene nella realtà.
Si parla infatti di taglio di posti letto e/o altro ma nella realtà tutti sanno che vi è un costante e continuo aumento di ricoveri e prestazioni ambulatoriali erogate sotto varie forme dal privato accreditato.
E vi è una inspiegabile moltiplicazione, nel settore privato, di reparti e servizi, (spesso inutili e doppioni), che non fanno che aumentare l’offerta ed indurre l’aumento di spesa. (es.- chiude la cardiologia dell’ospedale di Popoli, aprono reparti di cardiologia ed emodinamica in tutte le cliniche private di Chieti-Pescara, mentre tali reparti, e in particolare l’emodinamica, sono assenti e/o carenti nella gran parte del territorio abruzzese).

2) Vi è una gravissima carenza se non addirittura una totale assenza dei controlli sulla spesa e sull’attività dei privati.
Anzi, è paradossale, mentre vi sono controlli e sollecitazioni a ridurre ricoveri e spese nei confronti delle strutture Pubbliche, si è lasciato campo totalmente libero ai privati stessi.

3) Si sono svuotati reparti e attività presso strutture pubbliche, che avrebbero potuto “produrre” erogando prestazioni direttamente e quindi facendo risparmiare le ASL che tali prestazioni dovevano pagare “a piè di lista” ad erogatori privati.
Esempi ve ne sono a iosa, basti vedere i tempi di attesa per alcune prestazioni (ecografia, endoscopia, RMN, TAC ecc.) e/o le condizioni in cui sono “abbandonate“ le pochissime RSA pubbliche ed i centri pubblici di riabilitazione: in primis l’ospedale di San Valentino (centro di riabilitazione a carattere regionale costretto a lavorare al 20% delle sue potenzialità, letteralmente “spogliato” di personale e mezzi e gravemente ed inspiegabilmente ridimensionato anche nel PSR!!).

4) tranne poche eccezioni, più di facciata che reali, si sono indeboliti o non sono tutti funzionanti realmente, i servizi territoriali che avrebbero potuto ridurre il ricorso al ricovero impropri e soprattutto i servizi di riabilitazione territoriali.

5) tranne poche sporadiche eccezioni, come i controlli di prescrizione e spesa nei confronti dei medici di base, poco o nulla è stato fatto per ridurre la spesa farmaceutica. Gli stessi provvedimenti assunti per razionalizzare le prescrizioni farmaceutiche indirizzandole verso farmaci generici o molecole di minor costo, pur avendo probabilmente ridotto in parte la spesa, sono state vissute come imposizione coercitiva e in taluni casi rischiano di indurre una scarsa qualità di cura nei confronti di Cittadini malati, producendo poi un incremento di spesa per altre vie: ( aumento di ricoveri, aumento di patologie, aumento di giornate di malattia e di postumi invalidanti).

b) gran parte delle cose che non vanno si può evincere già da quanto detto sopra:
1. Progressiva smobilitazione di Ospedali Pubblici, specie di quelli periferici. Assistiamo continuamente a chiusura di reparti. Ospedali che fino a qualche anno fa erano il fiore all’occhiello della sanità abruzzese(Popoli, Giulianova, Atri, Penne, Guardiagrele, Castel di Sangro ecc.) soffrono oggi una progressiva dequalificazione dovuta a tagli di servizi, personale e reparti sì che si è creata una sfiducia nei Cittadini stessi che, quindi, si rivolgono alla sanità privata, apparentemente più efficiente e senz’altro più “ATTRAENTE” sul piano dell’immagine, del marketing, del confort alberghiero e dei tempi di attesa!
2. manca una efficiente e seria rete per i controlli e specialmente per il controllo della spesa, della qualità delle prestazioni e dei servizi, e dell’appropriatezza dei ricoveri e di tutte le prestazioni in generale.
3. Totale assenza in Abruzzo di Hospices per malati terminali, tumorali e non.
4. Manca qualunque centro di accoglienza per alcune patologie particolari, quali ad esempio l’Autismo, e sono molto scarsi centri per l’accoglienza e/o il recupero di altre gravi patologie altamente invalidanti quali il Parkinson e l’Alzhaimer che, oltre a causare gravissime limitazioni funzionali ed intellettive ai soggetti che ne sono affetti, determinano uno sconvolgimento sociale nelle famiglie degli stessi, abbandonate a sè stesse con un problema spesso troppo grande per loro ed insopportabile.
5. Gravissimi ritardi nell’erogazione di prestazioni ambulatoriali e servizi territoriali e domiciliari quali esami endoscopici, TAC, RMN, riabilitazione domiciliare, ecografie doppler ecc.
6. Grave e cronica carenza nel territorio regionale dei servizi di radioterapia che, come è noto, servono soprattutto ai malati più gravi affetti da tumore, i quali sono spesso costretti ad attendere tempi troppo lunghi, (incompatibili con la loro prospettiva di vita, con l’aggressività della malattia e con la gravità della sintomatologia dolorosa), oppure ad emigrare in altre regioni ove il più spesso trovano le porte chiuse.
7. Assenza di qualunque tutela e controllo nei confronti del personale delle strutture private accreditate, spesso assunte con contratti atipici, con orari molto ridotti, con mansioni non chiare e/o professionalità a volte inadeguate.
8. Cronica inadeguatezza dei servizi e dei reparti di degenza per i malati di mente, dei servizi territoriali di assistenza ad essi ed alle loro famiglie e manca un serio progetto per loro di riabilitazione e reinserimento sociale.
9. Insoddisfacente nel piano di rientro della spesa, il piano che sembra affidare tutto al taglio dei posti letto e delle degenze ospedaliere il che riconduce al fatto che ciò, a fronte di un sicuro”declino” degli ospedali e della sanità pubblica e di una incerta e spesso frettolosa assistenza ai pazienti, lascia ampi spazi alla sanità privata che può massimizzare i profitti anche in presenza di tagli fittizi, scegliendo le patologie e i servizi più redditizi e di minor impegno sul piano dei costi e del personale.
10. Mancati controlli sulla spesa farmaceutica e sugli sprechi. Ad esempio quando e dove si controllano le prescrizioni degli ospedali e degli specialisti? Come si controlla che i pazienti ricoverati presso strutture pubbliche e private non siano costretti a portarsi i farmaci da casa (cosa che avviene spesso con conseguente aggravio dei costi a carico delle ASL, che così pagano due volte)? Come si controlla che ai pazienti dimessi vengano sempre e sistematicamente forniti i farmaci per assicurare i cinque giorni di cura, ed eventualmente anche oltre per i farmaci di alto costo? Come si controlla l’efficienza della fornitura diretta dei farmaci agli assistiti in ADI? Come si controllano gli incredibili sprechi che si verificano nella fornitura di altri presidii?(ad esempio che fine fanno molti dei presidii di riabilitazione quali carrozzelle, letti, bastoni, ecc. allorché non servono più?)
11. Assolutamente carente è nella nostra regione l’organizzazione per affrontare le grandi emergenze cardiovascolari, (va ricordato che le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la prima causa di malattia e di morte della popolazione italiana). Tale carenza è dovuta sia alla mancanza di una efficiente rete organizzativa territoriale, sia alla dislocazione stessa dei centri di cardiologia intensiva ed emodinamica di cui la maggior parte dei centri (due pubblici e tre privati) accentrati in un area ristretta nel raggio di 15 Km tra Chieti e Pescara, mentre l’80% del territorio della regione ne è gravemente carente.
12. Mancata o insufficiente organizzazione “sistematica” di un programma di prevenzione, specie nel campo dei tumori.E’ vero che negli ultimi tempi vi sono state e sono in corso iniziative in ambito regionale in alcuni settori, ma è altrettanto chiaro che gli intereventi sono lasciati spesso a sporadiche iniziative di alcune ASL, spesso limitate a territori ancora più ristretti riguardanti singoli comuni. E’ noto che grandi risultati si potrebbero ottenere, specie per alcuni tumori (colon, utero, mammella, prostata, ecc.) se si attuasse un piano di prevenzione diffuso a tutta la Regione e soprattutto costante nel tempo.

Ma fermiamoci qui, anche se vi sarebbero altre cose da segnalare su cui, per esigenza di sintesi è meglio, in questa sede, sorvolare come la lotta all’AIDS, alle tossicodipendenze, al fumo, all’alcolismo, la prevenzione degli infortuni stradali, domestici e del lavoro ecc.(campi questi di non esclusivo interesse sanitario ma che comunque coinvolgono anche scelte ed investimenti nel settore).

c) Sin qui la denuncia ma non possiamo, quale forza che vuole cimentarsi nel governo della regione, fermarci ad indicare le carenze: occorre indicare i possibili rimedi e soprattutto, le fonti da cui attingere i fondi per fare ciò che va fatto.
Noi pensiamo innanzitutto che occorre studiare come e dove risparmiare su spese inutili onde dirottare fondi su altri servizi.

Sono maturi i tempi di pensare seriamente ad una riduzione delle ASL abruzzesi che potrebbero essere ridotte a quattro ASL provinciali sì da far coincidere interventi vari negli stessi ambiti, pensando anche, ad esempio, di poter affidare alle Province stesse alcune campagne di prevenzione o altro, con risparmio di costi a carico della sanità.

Costituire subito dei nuclei per i controlli e per gli accreditamenti.

Rivedere i requisiti reali, non quelli sulla carta, di tutte le strutture accreditate e verificare l’appropriatezza dei ricoveri, delle prescrizioni e dei servizi erogati.

Pianificare la rete ospedaliera pubblica ma anche quella privata, non tenendo conto tanto e solo sul numero dei posti letto, ma anche sull’utilità o meno della presenza di tali reparti, sì da evitare che un’offerta eccessiva continui a provocare una moltiplicazione di patologie e di costi.

Dar seguito a quanto previsto dalla legge nazionale (nel Capitolo riguardante la chiusura degli ospedali psichiatrici) che prevede il possibile riassorbimento del personale licenziato da strutture private per riduzione dei posti letto e coprire con esso i numerosissimi posti vacanti presso le strutture pubbliche ospedaliere e territoriali.

Procedere subito con reclutamento di personale specializzato, con contratti di lavoro vari, anche libero professionali, finalizzato ad erogare prestazioni e servizi che consentano di ridurre le liste di attesa in settori oggi fortemente intasati e già segnalati sopra.

Ciò consentirebbe alle ASL:
· a) di risparmiare sui costi necessari a pagare tali prestazioni ai privati accreditati;
· b) ad introitare tickets che consentirebbero essi stessi di pagare gli operatori (si pensi che il costo orario di uno specialista ecografista potrebbe essere di 50-80 euro, mentre il tickets di un solo esame è di oltre 36 euro!);
· c) di dare un servizio in tempi ragionevoli agli assistiti.

Ridare completa efficienza agli Ospedali Pubblici, sia quelli delle grandi città, sia quelli del territorio, sì da assicurare una assistenza efficiente e ridare fiducia alle popolazioni di riferimento dei diversi territori di pertinenza.

Potenziare i Servizi e reparti pubblici di riabilitazione, a partire dall’Ospedale Regionale di San Valentino, che deve essere riportato al suo originale dimensionamento, per sottrarre al privato almeno una parte del colossale affare che oggi realizza in questo settore.

Organizzare un’efficiente rete di prevenzione che si basi su programmi sistematici attuabili con continuità su tutto il territorio regionale.

Potenziare i servizi di radioterapia e di cardiologia in tutto il territorio regionale ed organizzare una rete efficiente per l’emergenza cardiovascolare che sia in grado di affrontare in tempo reale anche le emergenze più acute e difficili!

Aprire un adeguato numero di Hospices per affrontare le gravi problematiche di salute dei malati terminali, utilizzando gli appositi fondi stanziati molti anni fa dallo stato. (A tal proposito va ricordato che la Regione Abruzzo è stata sanzionata dal Governo Nazionale per non aver creato nessuno di tali centri).

Creare un efficiente ed utile raccordo tra le Strutture Ospedaliere e territoriali e tra i centri di riabilitazione per i malati di mente e per i tossicodipendenti finalizzando fondi più adeguati per il riavviamento al lavoro degli stessi, in ciò raccordandosi con i Servizi Sociali.

Attuare un programma per la razionalizzazione della spesa farmaceutica e della spesa per i servizi di riabilitazione che preveda:
a) il coinvolgimento di tutti i prescrittori (medici generici,specialisti territoriali ed ospedalieri) su un paino di razionalizzazione.
b) controlli atti ad evitare che presso ospedali Pubblici e soprattutto privati venga impropriamente richiesta ai pazienti di approvvigionarsi dei farmaci dall’esterno.
c) il recupero ed il riutilizzo di farmaci e presidii non più usati (o sostituiti) e che siano certamente efficienti e non deteriorati.
d) Che vengano avviati procedimenti per l’acquisizione da parte di tutta la Regione di grossi stock di farmaci di largo consumo con procedure di appalto che consentano risparmi certi.
e) che venga ovunque rispettata la norma di consegnare ai pazienti dimessi il quantitativo di farmaci atto a garantire almeno cinque giorni di terapia ma, pei i più costosi, anche periodi più lunghi.

Provvedere a rivedere la costituzione di tutte le Commissioni Invalidi Civili soprattutto di quelle che, (come nella ASL di Pescara), sono state istituite con procedure palesemente non trasparenti.

Per concludere va segnalato un altro punto che registra una grave anomalia nella nostra regione ove, in modo palesemente poco aderente alla legge, non si assicura con gli strumenti adatti il coinvolgimento dei Comuni (e quindi dell’intera Comunità) e degli operatori, nelle scelte e nell’organizzazione del Servizio Sanitario del territorio.
Ancora oggi non sono stati definiti gli strumenti idonei per garantire all’Assemblea dei Sindaci ed ai Comitati ristretti la reale partecipazione all’organizzazione della sanità sul piano delle proposte e del giudizio sui risultati.
Non si è tenuto conto delle proposte né delle valutazioni date dai Comitati ristretti e si continua a preferire il rapporto diretto ed esclusivo tra i Direttori Generali e la Giunta Regionale, il che crea oggettivamente un vulnus di democrazia ed uno strappo rispetto allo spirito ed al dettato della legge di riforma della sanità.
Analogo discorso per quanto riguarda il Comitato dei Sindaci dei distretti sanitari di base, mai sentiti ed addirittura neanche costituiti dai Direttori generali, che continuano così ad agire in assoluta e completa libertà d’azione, senza tener conto delle necessità locali e nel rapporto esclusivo con l’autorità regionale di cui esprimono la diretta emanazione.
Vorrei ricordare che anche questa è una palese omissione della ormai decennale prescrizione di legge!

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