martedì 14 maggio 2013

ASSEMBLEA COMINCIA ADESSO - 4 MAGGIO 2013 - CASAL BERTONE


VIDEO INTEGRALI DELL'INIZIATIVA:

Verso il manifesto politico
Report dell’assemblea nazionale di «Comincia Adesso»
Un manifesto politico per stimolare i compagni e le compagne, iscritti e non, a discutere di una nuova organizzazione comunista in Italia, rinnovata nelle forme ed aggiornata nelle pratiche, e di un Fronte più ampio della sinistra che si opponga all’austerity e al Fiscal Compact. Un manifesto che, sul solco dell’appello che ormai un mese fa abbiamo lanciato, faccia tesoro delle suggestioni, raccolte in queste settimane e nel corso di quest’iniziativa, da tanti compagni e compagne in giro per la penisola.
Questo in sintesi il risultato politico dell’Assemblea dello scorso 4 maggio presso i Magazzini Popolari di Roma. Ma c’è di più, c’è la voglia di dare un segnale forte, di respingere quest’abulia che ci ha immobilizzato negli ultimi anni, per compiere uno scatto. Perché i tempi delle organizzazioni non sono i tempi della politica, dei processi reali di cambiamento, e perché, direbbe Gramsci, «vi sono delle situazioni in cui il “non aver fretta” provoca la disfatta». Comincia adesso!
L’Assemblea si è aperta con l’introduzione di Manuela Grano sulle ragioni che ci hanno spinto a scrivere l’appello. In primo luogo la presa d’atto dello stato di crisi avanzata in cui versano le due principali organizzazioni comuniste, dunque la necessità di far fronte ad una “lenta scissione silenziosa” di quei compagni e di quelle compagne che non credono più nei nostri impalpabili progetti politici. L’ambizione di far conoscere alle nuove generazioni una politica nelle sue dimensioni di massa e di partecipazione alla costruzione della vita sociale ed economica di un paese – unico vero presidio di democrazia. Nella consapevolezza, ha concluso Grano, che nella vita di un partito vi sono momenti difficili da cui si esce vincitori solo con il coraggio soggettivo dei gruppi dirigenti.
All’introduzione è seguita la lettura del contributo inviatoci da Stefano Cristiano (si rinvia al testo scritto).
Il primo ad intervenire è stato così Raul Mordenti che, sottolineando l’importanza di una forte pressione, nella direzione indicata dall’appello, da parte della base delle nostre organizzazioni, si è soffermato sulla necessità di «un processo di costruzione unitario e dal basso di un partito comunista». Accanto ai temi della pace dell’internazionalismo e della Costituzione, assume grande risalto il tema del lavoro e della crisi, e a come i comunisti e i marxisti la leggono e propongono di uscirne. Nella consapevolezza che Partito e Fronte sono due questioni necessarie ma assolutamente diverse tra loro.
Paolo Battista ha invitato a guardare lungo in questo processo di ricomposizione dei comunisti e della sinistra: la questione elettorale non può monopolizzare la discussione delle organizzazioni. Organizzazioni le cui pratiche decisionali vanno indubbiamente ripensate per favorire la partecipazione ed il coinvolgimento del loro corpo attivo.
Gianni Fresu, soffermandosi nello specifico dell’appello, ha sottolineato come il superamento delle attuali organizzazioni permetterebbe di scongiurare il rischio di«rinchiudere la discussione nelle sedi autoreferenziali dei due rispettivi congressi». Di fronte al fallimento conclamato delle politiche neo-liberiste e socialdemocratiche, ha aggiunto, sarebbe imperdonabile l’ipotesi, da alcuni ventilata, di una Bolognina 20 anni dopo. Da una parte vanno, quindi, riaggregati i comunisti, dall’altra essi devono essere il nucleo della ricomposizione di quella sinistra che compie una chiara ed inequivocabile scelta di campo nel conflitto capitale-lavoro. Il lancio di un manifesto politico, ha concluso Fresu, potrebbe quindi stimolare una discussione aperta ed evitare l’autoreferenzialità delle attuali assisi congressuali.
Fabio Amato ha problematizzato le questioni relative all’Europa e alla crisi, rimarcando l’importanza di costruire un luogo unitario dei comunisti e della sinistra. Per fare questo, a suo avviso, bisogna avviare una discussione libera da precipitazioni organizzativistiche, ma che vada al fondo delle questioni e che sappia porre nella dovuta attenzione l’annoso problema del rinnovamento dei gruppi dirigenti.
Per Rosanna Moroni concreto è il rischio che le due principali organizzazioni comuniste si avviino verso «una lenta ed inesorabile agonia» dopo la miope esperienza della FdS. Per quanto la discussione che attraversa entrambe sia sostanzialmente sovrapponibile, ha rilevato, è indispensabile una spinta unitaria dal basso verso quella rinascita e ricomposizione dei comunisti, coraggiosamente sollecitata nell’appello. Questa capacità, ha concluso, ci permetterebbe anche di  ritrovare il nostro spazio politico e di offrire quelle risposte a chi ancora oggi ha voglia di reagire.
Alla questioni del sindacato e del lavoro, e alla funzione cui i comunisti sono chiamati di fronte all’attacco spaventoso ai lavoratori del nostro paese, ha dedicato il suo intervento Giuseppe Carroccia che ha rilanciato la necessità di realizzare un manifesto politico. Un impegno ed una responsabilità che deve tradursi anche in un ricambio generazionale dei gruppi dirigenti: la generazione della precarietà deve fare un passo avanti, «la mia generazione deve fare un passo di lato».
Nell’incapacità di porsi in sintonia con le classi di riferimento Bruna Zorzini ha individuato il nodo della complessa vicenda che i comunisti si trovano a dover affrontare oggi. Ricomporre in «uno stesso ambito» i compagni delle due principali organizzazioni è sicuramente una delle prime cose da fare. Allo stesso tempo non bisogna ripetere gli errori del passato: non possono quindi essere figure salvifiche, a noi esterne, a risollevare le nostre sorti.
Secondo Alfio Nicotra il tema è la costruzione di una sinistra anticapitalista all’interno della quale ci deve essere una forza comunista. In questo senso dati i limiti oggettivi dei nostri partiti sarebbe positivo se iniziassero a sottrarsi, ricostruendo una prospettiva a partire dalla politica, dall’iniziativa concreta, dalla lotta di classe. Lo scioglimento, ha osservato Nicotra, deriva dall’immobilismo, sarebbe quindi il caso di rigenerare una forza che sia all’altezza dei tempi e che sia utile socialmente. L’appello, ha concluso, è quindi positivo perché mette in campo una scelta, rompe appartenenze correntizie, lavora dal basso e può aiutarci.
Fabio Nobile ha infine posto l’accento sulla necessità di avviare una discussione circa il ruolo e la funzione dei comunisti e della sinistra nel nuovo quadro politico delineatosi col governo Letta. Da una parte quindi la questione del Fronte e l’urgenza di porre in relazione i diversi percorsi approntati in ambito politico e sindacale, dall’altra la questione «della nostra soggettività» e di come ricomporre quindi la nostra classe nella consapevolezza che «mettere insieme i comunisti non è sufficiente ma è necessario». L’idea di un manifesto politico che apra una discussione trasversale all’interno delle organizzazioni e ponga la questione di un nuovo atto fondativo dei comunisti di questo paese rappresenta quindi un tema di grande importanza.  

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