PROSPETTIVE DEI SAPERI
E PROPOSTE PER IL PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI
Secondo un'indagine del
Consiglio Nazionale Universitario, negli ultimi anni, su tutto il territorio
italiano, le immatricolazioni sono scese del ben 17%.
I saperi sono stati in
questi anni sotto un violentissimo attacco della forze borghesi governative, le
quali hanno individuato nella demolizione della cultura, democratica e diffusa,
lo strumento per schiacciare i diritti dei lavoratori e creare sempre meno
coscienze critiche all’interno dei luoghi del conflitto.
L’Università, in modo
diverso seppur speculare, diviene come la fabbrica un luogo dove le
contraddizioni tra capitale e lavoro esplodono in tutta la loro violenza, ed a
farne le spese sono troppo spesso i figli della classe proletaria, costretta,
in casi sempre meno infrequenti, ad abbandonare gli studi per mancanza di
sostentamento. La crisi economica, di certo, non aiuta, anzi peggiora un quadro
già di per sé a tinte fosche.
All'interno di un
quadro nazionale già disastroso, si inserisce il contraddittorio scenario
abruzzese.
Da una parte, stando ad
una recente indagine pubblicata da L'Espresso, gli atenei di Chieti-Pescara e
Teramo sono nella top ten delle università italiane che hanno subito maggiori
perdite di immatricolazioni. A Teramo, negli ultimi anni, si registra
addirittura un calo di oltre il 50%.
Dall'altra parte, però,
l'ateneo de L'Aquila rappresenta una vera e propria controtendenza. Di fatti,
rispetto al periodo precedente al sisma del 2009, gli iscritti salgono di
migliaia di unità. Secondo il rettore, il motivo di tutto ciò trova una duplice
risposta: da una parte la qualità della didattica e della ricerca, dall'altra
l'accordo di programma che fino al 2014 permetterà agli iscritti di non pagare
le tasse universitarie.
Quest'ultimo elemento
dimostra un dato innegabile: l'onere elevato delle tasse universitarie è il
principale elemento che dissuade, soprattutto i ceti svantaggiati, dall'intraprendere
la carriera universitaria.
A questo, poi, si
aggiungono i reiterati tagli alle borse di studio e il raddoppiamento della
tassa regionale che rendono ulteriormente inaccessibile il percorso
universitario ai "figli della crisi".
Pertanto, la nostra
proposta si muove sul perno della costituzione dell'Ateneo Unico d'Abruzzo, le
cui facoltà siano dislocate su tutto il territorio regionale, affinché la
razionalizzazione delle strutture esistenti permetta:
-di reperire fondi per
il finanziamento dei trasporti pubblici, delle borse di studio e delle
agevolazione per gli studenti più svantaggiati, in modo da garantire
un'università più accessibile;
-di accorpare i
"doppioni" in un'unica facoltà, in modo da garantire una maggiore
qualità del servizio e dell'insegnamento.
Proposta, questa, che
va supportata da politiche di sostegno economico e formativo agli studenti con
minore capacità reddituale, dal potenziamento della rete dei trasporti pubblici
(autobus e treni), dall’allargamento delle rete libera e gratuita per tutti e
dalla realizzazione di alloggi sicuri ed economicamente sostenibili per gli
studenti fuori sede.
Con forza e
convinzione, rivendichiamo:
-Un'università dove la
ricerca sia libera da ingerenze private e perniciosi corporativismi;
-Un'università dove gli
studenti e i loro organi rappresentativi abbiano effettivo potere decisionale;
-Un'università che sia
una vera e propria agorà, ovvero punto d'incontro, di discussione ed
elaborazione non solo per gli studenti, i professori e i ricercatori, ma anche
per il vasto mondo sociale e del lavoro. Un'università, insomma, che diventi un
vero e proprio luogo dove si diffondano e si creino non solo generici saperi,
ma saperi di qualità e profondamente radicati, organici ai problemi sociali,
economici e culturali più pressanti e decisivi.
A tal proposito, nostra
convinzione è che la questione della qualità dell'istruzione universitaria sia
strettamente connessa ad un'attenta riflessione da realizzare attorno
all'organizzazione e alla didattica della scuola secondaria di secondo grado.
Garantire una scuola
secondaria che sia pubblica, totalmente gratuita, partecipata dagli studenti e
di qualità, nella forma e nei contenuti, diventa il primo passo affinché il
passaggio verso l'istruzione universitaria sia vissuto in modo fecondo e
costruttivo.
Non sono più
tollerabili situazioni, dalle quali la nostra provincia non è immune, che
vedono gli edifici non a norma di sicurezza superare abbondantemente la soglia
del 60%.
L’investimento sui
saperi non è una perdita, ma un’opportunità straordinaria per lo Stato. E noi,
da comunisti italiani, dobbiamo sfruttare ed essere al fianco dei tanti
comitati ed associazioni, studentesche ed universitarie, che si battono per i
nostri stessi obiettivi.
L’esperienza pescarese
di Alternativa Rebelde dimostra che si può essere nel conflitto con
organizzazioni parallele alla struttura partitica, ma non di meno esserne
protagonisti e portare nei luoghi del conflitto le nostre idee, le nostre
proposte. Quelle dei comunisti italiani e della sua federazione giovanile.
Questo ordine del
giorno ha l’obiettivo, da qui e per i prossimi anni, di stimolare il partito
alla massima attenzione sul tema della scuola e dell’Università. Noi siamo
convinti che la nostra politica per i prossimi anni debba muoversi intorno a
due pilastri fondamentali: lavoro e saperi. Essi sono temi strettamente e
necessariamente connessi, le lotte degli studenti e dei lavoratori devono
tornare ad essere un tutt’uno; ciò sarà possibile solo se il nostro partito sarà
capace, nelle sue diverse ramificazioni, di incidere nel tessuto sociale, di
inserirsi nei luoghi dove le contraddizioni del capitalismo sono più acute.
Questi luoghi si chiamano fabbrica, scuola, università. I proletari del terzo
millennio sono gli operai, ma anche i call centeristi, sono i giovani precari
della conoscenza, sono quelle classi, appartenenti ai due pilastri succitati,
che subiscono in maniera violenta e profonda il disagio di vivere in un sistema
capitalista.
Con questo ordine del
giorno il partito dei comunisti italiani si proietta nel futuro con maggiore
forza propositiva. I compagni operai sappiano fin d’ora che alle loro lotte si
uniranno i compagni della fgci e tutti coloro che riusciremo ad aggregare
intorno alla nostra piattaforma, coscienti del fatto che solo l’unità di
operai, lavoratori e studenti può portare frutti alla nostra causa.
ODG LAVORO PDCI FEDERAZIONE TERAMO
Le
contraddizioni profonde che si innescano a livello internazionale, tra i gruppi
monopolistici speculatori e le masse lavoratrici, e tra il monopolismo e la
piccola e media borghesia, che viene schiacciata dalla selvaggia accumulazione
oligarchica finanziaria e spinta verso una condizione di proletarizzazione, si
acuiscono sempre di più.
Chiusura delle fabbriche, cassaintegrazione,
mobilità sempre più crescenti sono questi gli elementi che caratterizzano e
connotano la situazione economica e sociale della nostra provincia, della
nostra regione e dell’intero paese.
La FIAT, l’ILVA di Taranto, così come la MICRON, in
provincia di L’Aquila, oppure l’ATR di Colonnella, la Carbotech di
Martinsicuro sono la testimonianza di
una situazione drammatica dell’intero settore industriale italiano con riflessi
sui livelli occupazionali.
La
violentissima crisi che ha investito il nostro paese non ha risparmiato la
Provincia di Teramo, spazzando via dal 2009 ad oggi più di 570 aziende
dell'industria manifatturiera, di cui più di 188 in Val Vibrata. I lavoratori
della Carbotech di Martinsicuro lottano per la sicurezza sul posto di lavoro, e
affinchè vengano rispettati i loro diritti e firmati i contratti di secondo
livello.
Tantissime
piccole e medie imprese sono strozzate dal ricatto imposto dai
grandi monopoli privati transnazionali attraverso le loro
strategie legate al potere contrattuale, che legano mani e piedi
l’azienda locale all’arbitrio assolutista del monopolismo.
In questo quadro si aggiunge la
questione Ruzzo: i lavoratori difendono il loro lavoro e denunciano il
tentativo scientificamente programmato di creare un clima di scandalismo
indotto per creare le condizioni generali, anche attraverso una voluta conduzione
spregiudicata della società pubblica, per una privatizzazione dell’Ente,
dandolo in pasto a predoni monopolisti privati, secondo una strategia voluta
imposta da tempo.
Il Pdci
Federazione di Teramo sostiene la lotta della classe operaia, dei lavoratori e
dell’imprenditoria produttiva e democratica contro il supersfruttamento e i
soprusi imposti dai gruppi monopolistici e dei loro governi reazionari,
responsabili della crisi.
Il Pdci
invita tutti i lavoratori ad unirsi ed
organizzarsi in un vasto fronte di alleanza che sappia coinvolgere tutte le
forze democratiche, istituzionali, sociali per una mobilitazione di classe e di
massa che avrà il suo cardine in una iniziativa pubblica da tenersi in autunno
dal forte impatto regionale e nazionale, che ponga al centro dell’agire la
questione del lavoro, contro la speculazione e l’accumulazione monopolistica che produce desertificazione
industriale, licenziamenti, privatizzazioni e povertà.
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